CAPITAN AMERICA

&U.S.AGENT

Di Carlo Monni

OPERAZIONE RINASCITA

(EPILOGO)

 VECCHI SOLDATI NON MUOIONO MAI

 

PROLOGO

Il destino gioca con la vita degli uomini e gli uomini hanno, spesso, poca scelta, se non subire i suoi scherzi. Oggi i destini di quattro uomini che indossano un costume patriottico e di altre persone a loro legate da legami, a volte impalpabili ed ignoti si incroceranno e solo il Fato sa chi di loro vivrà o morirà o avrà la propria vita irrimediabilmente sconvolta dagli eventi che li vedranno protagonisti

 

1.

 

L’uomo conosciuto come il Teschio Rosso sta meditando. Negli ultimi tempi ha portato avanti numerosi schemi senza che l’ignaro mondo ne sapesse qualcosa. Ora è giunto il momento di fare Una di quelle mosse eclatanti che il mondo si aspetta da lui, una di quelle mosse che, attirando l’attenzione, copriranno i veri obiettivi che lui ed i suoi alleati stanno portando avanti da tempo. Il suo piano di riunificazione delle varie forze nate dopo la fine del nazismo è giunto al culmine: l’Hydra sotto il ferreo comando del Barone Erwin Von Strucker è divenuta una forza temibile, mentre il mondo crede che sia ancora divisa in fazioni in lotta tra loro; l’A.I.M. si è riorganizzata anch’essa sotto la guida del nuovo Scienziato Supremo, un uomo a cui non basta la posizione di potere che pure ricopre nel Governo Americano; il Seminatore d’Odio ed il Barone Helmut Zemo stanno portando avanti i loro piani e lui….Beh è ora che lui si faccia sentire e sa molto bene come. Preme un pulsante ed ecco apparire su uno schermo il volto dell’uomo chiamato Dottor Faustus

-Guten Morgen, Herr Doktor.- dice –Come sta andando il soggetto?-

-Tutto secondo i piani.- risponde Faustus –I danni alla psiche del soggetto non sono molto estesi e la sua riprogrammazione può avvenire senza difficoltà?-

-Davvero è convinto che funzionerà? Quell’irritante giovanotto è stato il partner di ben due Capitan America, dopotutto ed io so bene quanto siano refrattari ai condizionamenti questi cosiddetti eroi.-

-Si fidi. Jack Monroe, Nomad, era già andato oltre i limiti ed è per questo che fu nuovamente ibernato, una volontaria ed accettabile alternativa al carcere, dopotutto.-Vedremo, Herr Doktor, vedremo. Ora mi lasci preparare lo scenario.-

Interrompe la comunicazione e fa una chiamata all’interfono.

-Hans preparate l’eliveicolo per una missione.-

Si appoggia allo schienale della poltrona ed aspira il fumo dal bocchino, preme un pulsante e, mentre le note della Marcia Funebre di Chopin si diffondono nell’aria, il Teschio Rosso ride sinistramente.

I due uomini seduti nella cabina di pilotaggio del piccolo Jet indossano costumi quasi simili. Uno è massiccio, il suo costume ha i colori ed il disegno della bandiera: sulla parte superiore del corpetto azzurro, le tredici stelle in cerchio della bandiera originale della rivoluzione, nella parte inferiore, strisce orizzontali alternate bianche e rosse, guanti e stivali sono bianchi, maniche e gambe, invece rossi, il resto del costume, compreso il semplice cappuccio che lascia scoperta solo la parte inferiore del volto, è blu; l’altro, quello che sta pilotando, beh potrebbe essere descritto solo come: Capitan America. Identico in ogni particolare al famoso eroe, perfino nel volto celato dalla maschera. solo un particolare lo differenzia: sulla schiena del suo corpetto non ci sono le tradizionali strisce bianche e rosse. Il suo vero nome, forse, non lo ricorda nemmeno lui, da oltre 50 anni è solamente Steve Rogers, il Capitan America degli anni ’50, recentemente tornato in vita; quanto all’altro, lui sa benissimo chi è: l’ex sergente dell’esercito americano Sean Clinton McIntyre, che accettò di essere la prima cavia del siero del supersoldato, lo stesso che trasformò il fragile Steve Rogers in Capitan America. Un’impurità del siero lo pose in animazione sospesa per oltre 60 anni, finché non fu fatto rivivere assieme al suo compagno, per i loschi scopi dell’A.I.M. ed assunse l’identità di Maggiore Libertà. Liberi dal condizionamento dell’A.I.M. i due, ora, perseguono altri fini.

L’uomo che Chiameremo Capitan America IV ha un obiettivo preciso: trovare tracce del suo partner degli anni ’50 che, come i suoi predecessori, assunse il nome di Bucky. Dai files dell’A.I.M. ha appreso che Jack Monroe, tornato in attività assunse l’identità di Nomad e fu per un certo periodo partner dell’originale Capitan America e che, impazzito nuovamente, fu, di nuovo posto in animazione sospesa. Quando è stato risvegliato dagli uomini dell’A.I.M. Cap IV è stato informato che anche Jack era stato preso dai suoi "liberatori" ed ora è determinato a ritrovarlo. Nell’incursione in una base dell’A.I.M. ha scoperto che il contenitore criogenico di Nomad era stato portato via dal Dottor Faustus verso destinazione ignota. Quali che fossero i suoi motivi, Faustus non può avere buone intenzioni e Cap IV sa che il suo dovere è chiaro, deve salvare Bucky (Non può fare a meno di pensare a lui con questo nome). Osserva il suo partner, il Maggiore Libertà è, come lui un uomo fuori dal tempo, è stato in animazione sospesa sin dal 1940 e se ha deciso di seguirlo in questa sua crociata, beh probabilmente l’ha fatto perché non aveva altro posto dove andare. Non importa, hanno uno scopo e lo perseguiranno. Il resto si vedrà.

-Guarda là!- esclama il Maggiore Libertà

Dinanzi a loro è apparsa l’inconfondibile sagoma dell’Eliveicolo dello S.H.I.E.L.D. o, per essere esatti, del modello rubato dal Teschio Rosso. Capitan America IV lo riconosce grazie ai files che l’A.I.M. gli ha fatto leggere ai tempi del suo risveglio e sa, quindi, anche chi è il suo attuale possessore: l’uomo più malvagio mai esistito, il nemico naturale di chiunque abbia mai portato il manto di Capitan America. Conosce anche il posto che stanno attaccando, ne ha letto abbondantemente in questi mesi, il Comando Operativo delle operazioni belliche in Afghanistan. Il Teschio Rosso ha ripreso i suoi atti di sabotaggio contro gli U.S.A. Nemmeno per un momento dubita di quel che va fatto, mentre punta verso il veicolo. L’agile Jet rubato all’A.I.M. evita senza sforzo gli armamenti dell’eliveicolo, poi punta verso il basso, verso gli incursori del Teschio. È questione di pochi attimi, poi atterrano e due furie bianche rosse e blu si precipitano su uomini in uniforme kaki con la croce uncinata. La battaglia è breve. Chiunque sia stato in passato, l’uomo che si fa chiamare Capitan America si dimostra all’altezza del suo nome, ma non può accontentarsi solo di questo. Il suo compito è chiaro, non farà scappare il Teschio Rosso.

Il volo della navicella è rapido, così come è facile l’atterraggio sul ponte, troppo facile, pensa il Maggiore Libertà.

-Non mi piace!- dice.

-Nemmeno a me.- replica Cap IV –Ci sta attirando in una trappola.

Ha appena finito di parlare che i corridoi si riempiono di gas, troppo rapidamente per contrastarlo.

Dalla postazione di Comando, il Teschio sogghigna. È stato davvero troppo facile, dopotutto, ma questi due sono l’esca per la preda più grossa, dopotutto, e quella preda, ne è certo, non esiterà a cacciarsi nelle sue fauci.

 

2.

 

Steve Rogers, artista freelance e segretamente Capitan America, ascolta i suoi visitatori. Il primo è un uomo anziano e Steve quasi sorride pensa che quando l’ha conosciuto quell’uomo era poco più di un bambino, mentre lui era già oltre i vent’anni ed ora….sessant’anni dopo, lui sembra invecchiato solo di pochi anni e, mentre il bambino di allora è un uomo di 72 anni adesso. L’altro visitatore è un ragazzo, dell’età apparente di vent’anni, folti capelli biondi, occhi grigi , alto, ben piantato.

-Quel che mi dici è molto interessante Fred..- sta dicendo Steve e mi dici che va avanti da oltre 50 anni.-

-Dal 1951, esattamente.- risponde il vecchio -C’è chi trova la nostra iniziativa molto bislacca, diciamo.-

-Beh, io la trovo interessante, certo non capisco perché Jacqueline non me ne abbai mai parlato…beh non ci siamo visti molto dal mio ritorno, a dire il vero…-

-Terrai conto di quel che ti ho detto?-

-Puoi contarci Fred e sono lieto di aver conosciuto lui.- Steve indica il ragazzo –Sono certo che saprà essere all’altezza delle tradizioni di famiglia.-

Dopo un po’ di altre chiacchiere, i due se ne vanno e Steve rimane solo a riflettere. Quel che ha saputo, è davvero interessante, potrebbe essere la risposta ad un suo recente dilemma o forse no…dopotutto lui ha dei doveri a cui non è facile sottrarsi.

Il campanello suona e Steve apre la porta del suo appartamento e si ritrova dinanzi una bella donna dai capelli ed occhi castani, in un elegante tailleur scuro

-Ciao uomo del mistero.- lo saluta

-Ciao Connie, entra.- replica lui.- Perchè uomo del mistero ?- chiede

-Beh sei una contraddizione vivente Mr. Rogers. Da quando ti conosco, non ho avuto mai una possibilità di sapere molto di te, sei sfuggente ed evasivo.-

Steve si sforza di sorridere, conosce Connie Ferrari come un avvocato determinato e se volesse cercare di saperne di più su di lui…

-Non c’è molto da dire su di me. Sono solo un ragazzo come tanti, nativo di Brooklyn.-

-Se ti dicessi che un mio amico del Municipio ha fatto una ricerchina all’anagrafe ed ha scoperto che proprio qui abitava uno Steve Rogers, disperso in azione durante la II Guerra Mondiale, il 2 maggio 1945 per la precisione?-

Steve non muove un muscolo, la sua espressione non cambia. Ha temuto quest’eventualità da tempo, può solo sperare che la storia di copertura congegnata per lui dallo S.H.I.E.LD. per evenienze del genere abbia funzionato

-Storia interessante.- risponde –Non crederai che io sia quell’uomo? Ti sembra che abbia oltre 80 anni?-

-Non te ne darei nemmeno trenta ed, in effetti, il mio amico ha trovato anche una tua scheda, da cui risulta che hai vissuto all’estero sino a circa dieci anni fa, ma non si dice che ci facessi laggiù.-

Dormivo in blocco di ghiaccio nell’Artico, pensa Steve, ma non è quello che posso dirti, mia cara.-

-Se ti dicessi che ero una spia?-

-Non mi sorprenderebbe. Su rilassati, sciocco, non voglio indagare su di te, sono qui per festeggiare dopotutto

-La tua campagna elettorale va bene vero?-

-Mio caro, secondo l’ultimo sondaggio sto distaccando Tower di circa due punti, forse hai di fronte a te il prossimo Procuratore Distrettuale di Manhattan.-

-So che farai un buon lavoro Connie.-

-Si, ma se vincerò…beh vorrei che mio fratello David potesse vedermi, invece è morto, perché i suoi compagni dell’aeronautica militare non sopportavano che fosse…diverso da loro.-

-So cosa vuol dire perdere qualcuno Connie, eppure bisogna andare avanti e tu ce l’hai fatta.-

Lei si abbandona tra le sue braccia e mormora…

-Steve…-

Si baciano e, mentre le loro labbra e le loro mani si cercano, solo un angolino del cervello di Steve Rogers ha un fugace pensiero per Sharon Carter

Il sole che filtra dalle tapparelle sveglia l’uomo che un tempo si chiamava John Walker nella sua casa di Washington. Una doccia veloce, una robusta colazione, la sua solita ora di corsa per la città, un’altra doccia e poi, il suo solito completo scuro e l’immacolata camicia bianca, la Beretta nella fondina ed ecco che l’Agente Speciale Jack Daniels è pronto per un’altra giornata di lavoro.

Nel suo ufficio, l’Agente Allie Magruder sta esaminando i rapporti della giornata

-Come va Magruder?- le chiede

-Abbastanza bene Daniels. Quest’ufficio è nel caos dopo la morte di Sikorsky o di chiunque fosse quello che l’impersonava, ma pare che presto ci trasferiremo nei nuovi uffici, non appena la nuova agenzia sarà operativa.-

la nuova agenzia, per essere esatti il nuovo ufficio: il Federal Bureau of Superhuman Affairs, un organismo indipendente di investigazione e monitoraggio delle attività dei molti superumani che popolano gli Stati Uniti. Perché prendesse il via, mancava solo la ratifica della nomina del suo Direttore ed il designato era: Jasper Sitwell, già Comandante dello S.H.I.E.L.D. Un uomo in gamba, ma anche un protetto di Nick Fury, che il Presidente era stato costretto ad accettare, perché Fury godeva di molti appoggi in Senato, dopotutto uno dei membri più influenti della Commissione Difesa, Robert "Reb" Ralston aveva servito sotto Fury durante la 2° Guerra Mondiale nei leggendari Howling Commandos.

Jack sorride, per lui le cose non cambieranno molto, in fondo

-Il telefono squilla e Jack è lesto ad afferrarlo. La conversazione dura pochissimo

-Si, sono io. Va bene, ci sarò!- si rivolge alla sua collega –Devo andare Magruder, una nuova missione a quanto sembra, a presto!-

Allie Magruder, sospira, per molti versi quell’uomo è un enigma per lei.

New York, sede cittadina dello S.H.I.E.L.D. Capitan America entra nell’ufficio di Nick Fury e non è per nulla sorpreso di trovarvi, oltre a Nick, anche la sua eterna spalla Dum Dum Dugan e Sharon Carter, è solo appena un po’ sorpreso di vedere anche Jasper Sitwell ed U.S.Agent. Agent lo saluta con un cenno del capo. È dalla conclusione della faccenda con i Marziani che non hanno avuto occasione di parlarsi, si chiede se ha qualcosa da dirgli. Cap si rivolge a Sitwell

-Complimenti Jasper, ho sentito che il Presidente ti ha scelto come Direttore del nuovo Federal Bureau of Superhuman Affairs-

-E dove l’ha sentito Sir?-

-Ho dei buoni amici al Senato, come sa anche Nick.- risponde Cap

-Mi spiace interrompere questa gradevole conversazione…- li interrompe Nick Fury -…ma vorrei arrivare subito al motivo per cui sei qui, Capitano. Abbiamo scoperto nuove tracce dell’eliveicolo rubato dal Teschio Rosso.-

-Credevo te ne fossi dimenticato Nick!- commenta sarcastico Cap

-Non dimentico mai niente.- replica Fury mordendo il sigaro –L’Eliveicolo è riapparso nel Golfo del Messico tre giorni fa. Dapprima in stazionamento suborbitale e poi come base di un commando contro un’installazione militare in Florida.-

-Mmm, capisco perché ve ne interessate voi dello S.H.I.E.L.D. ma io? Perché coinvolgere me o chiunque altro? Credevo che preferiste risolvere i vostri affari privati da soli.-

-Normalmente si, ma stavolta c’è di più. L’azione dei commandos del Teschio Rosso è stata interrotta da…ma guarda tu stesso. Come dice il saggio: un’immagine vale più di mille parole.-

Fa passare sul tavolo un set di fotografie che Cap ed U.S.Agent afferrano ed osservano con attenzione. Mostrano gli uomini del Teschio Rosso debellati dal Maggiore Libertà e da Capitan America IV.

-E così sono tornati.- commenta Cap. –Hai ragione Nick, è abbastanza da interessarmi.-

-Lo immaginavo ed è per questo che anche U.S.Agent è qui, tu e lui avete collaborato quando sono apparsi per la prima volta il maggiore Libertà ed il falso Cap.-

-Non chiamarlo falso!- ribatte Steve Rogers -Ai suoi tempi è stato vero quanto lo sono io o quanto lo è stato Agent a suo tempo. Come tutti noi ha fatto il suo dovere come meglio ha potuto.-

-Ok, come preferisci.- dice Nick –Passiamo agli affari. Abbiamo cercato le tracce dell’eliveicolo da quando quel figlio di buona donna nazista ce lo rubò sotto il naso, ma questa è la prima volta che troviamo una traccia concreta. Non sappiamo come ci siano finiti in mezzo anche i nostri amici in costume, ma non m’importa. Finalmente crediamo di aver individuato la base del Teschio.-

-L’Isola degli Esuli, giusto?-

-E come lo sai?

-È Capitan America, colonnello.- dice Sitwell, mentre U.S.Agent si limita a fare una smorfia che vuol sembrare un sorriso.

-In realtà è una deduzione logica. Il Teschio ha usato più di una volta come base quell’isola nei Caraibi, oltre i limiti territoriali americani, era così anche quando conobbi Falcon.-

Fury morde il sigaro, maledicendosi per non poterlo accendere e poi…

-Infatti, il Teschio è tornato sull’isola da qualche tempo e crediamo che sia la base dell’Eliveicolo e che vi abbia portato l’altro Cap ed il Maggiore Libertà dopo averli catturati ed è qui entrate in gioco, voi due, buffoni in costume. In questa operazione lo S.H.I.E.LD. agisce in cooperazione con il buon vecchio Zio Sam, il qui presente Sitwell ci ha fornito l’Uomo di punta degli Affari Superumani e tu rappresenterai noi. Sarete la nostra avanguardia mentre prepareremo un’azione di commando contro l’Isola.-

-Sembra una delle missioni che mi affidavano durante la guerra. Ci sto, Nick, ma solo perché voglio prendere il Teschio Rosso.-

Mentre la riunione si scioglie, Cap si avvicina a Sharon Carter.

-Sharon, io e te dobbiamo proprio parlare.-

-Ancora con questa storia Rogers?- ribatte lei –Te l’ho già detto una volta, non sono l’ingenua ragazzina che si prese una cotta per te anni fa. Il mio cuore non va in frantumi solo perché tu sei legato ad un'altra anche se hai detto di amarmi.-

-Perché pensi che abbia mentito?-

-Tu non menti mai Rogers, ma a volte non sai guardare dentro te stesso ed io ti ho visto con quell’avvocatessa e so.-

-Io non so come tu possa sapere cose che io non so di me Sharon e smetti di chiamarmi Rogers, io sono sempre stato Steve per te.-

-D’accordo "Steve" allora guardami negli occhi e dimmi, ora, non in una situazione di crisi, che mi ami.-

Cap la guarda, apre la bocca, poi esita e…

-Come pensavo.- commenta sprezzante Sharon –Pensiamo al lavoro Capitano.

E per la prima volta da tempo, Capitan America rimane senza parole

 

3.

 

Sono stati seduti nella cabina di pilotaggio dello shuttle S.H.I.E.L.D. senza parlare sino ad ora, alla fine U.S.Agent si rivolge a Capitan America

-Non ci siamo più parlati dopo quella storia coi Marziani, immagino cosa pensi di me.-

-Credi?- risponde Cap –Quello che hai fatto non è una cosa che potrò mai approvare. Lo so che i Marziani ci avrebbero sterminati con molta meno pietà e maggiore efferatezza di quanto noi avremmo mai potuto sognare, ma dovevamo trovare un altro modo, doveva esserci.-

-Per questo esistiamo io e te.- ribatte U.S.Agent –Tu sei la coscienza pulita dell’America ed io quello che chiamano per fare i lavori sporchi.-

-Non crederò mai che la tua non è stata una decisione sofferta.-

-Non è quello che avrei voluto fare, certo, ma era quello che dovevo fare.-

-Ed è questa la tragedia.-

I due simboli dell’America tacciono, poi è Cap a rompere il silenzio

-Tu dov’eri l’11 settembre?- chiede

-A casa mia a Washington, ero appena tornato dal mio solito Jogging, non avrei dovuto essere in ufficio prima delle nove. Ho acceso la radio mentre facevo la doccia ed ho sentito…- U.S.Agent s’interrompe. -È così che ti sei sentito il giorno di Pearl Harbor?-

Cap abbassa il volto

-No, non esattamente. Quello di Pearl Harbor fu un atto proditorio, ma almeno attaccarono soprattutto installazioni militari. Stavolta hanno preso di mira i civili.-

-Adesso mi dirai che non condividi la guerra.-

-Ho vissuto una vera guerra Agente, l’ho vissuta tutta e so che anche se ti batti per la giustizia non c’è onore nel massacro. Coloro che hanno fatto il male vanno puniti, ma occorre sapere tenere separate la giustizia dalla vendetta. Sai una cosa? Io ero felice che entrassimo in guerra. Sin da prima di diventare Cap volevo arruolarmi, ma sono certo che già lo sai.-

-Ho letto la tua storia, so.-

-Ed io la tua. Buffo quanto siano simili no? Tutto quello che abbiamo sempre voluto era solo il bene del nostro paese, al punto di perdere la nostra identità. Il ragazzo di Brooklyn e quello della Georgia.-

Tacciono ancora, forse hanno parlato pure troppo per le loro abitudini. Cap non ha detto che ancora oggi, ogni tanto, si sveglia di notte rivedendo il lampo dell’esplosione e che ricorda che le parole di Friedrich Nietzsche: "Non scrutare troppo l’abisso, perché anche l’abisso guarda in te. Agent, dal canto suo, è già precipitato in quell’abisso. È diventato il mostro che cacciava, ma ne è riemerso ed ora è un uomo migliore o almeno lo spera

Nick Fury esamina I rapporti dei suoi agenti, masticando un sigaro spento e per l’ennesima volta si chiede quando ha cominciato a trasformarsi in un burocrate. Sam Sawyer deve davvero ridere di lui dall’aldilà: il caro, vecchio, intemperante Fury, il nemico della disciplina, sempre sporco e stracciato oggi è un passacarte qualunque. La porta si apre ed entra Sharon Carter

-Comandante Sharon Carter a rapporto, signore.- dice freddamente la ragazza

-Riposo Carter e non c’è bisogno di essere così formali, specialmente se lo fai con sarcasmo.-

-Colonnello…-

-Nick per te, ragazzina.Immagino tu sia pronta per assumere il comando dei nostri incursori aerei.-

-Certo col…Nick, ma…mi chiedevo l’operazione in acque internazionali è stata autorizzata.-

-Certamente. Da me ed è l’unica autorizzazione che ti serve. Io comanderò personalmente l’unità di sbarco.-

-Lei…tu? Non è un compito per un Direttore signore, ci sono molti ufficiali qualificati per….-

Nick apre una finestra ed accende il sigaro

-Dirigo io la baracca Carter e sarò il primo a metter piede sull’isola del Teschio. Quel nazista figlio di @#$%a mi ha rubato l’elivelivolo da sotto il naso e non la passerà liscia, puoi starne certa.-

Il Teschio Rosso entra nella sala dove lo attende un gruppo alquanto pittoresco, un gruppo di uomini che la scienza e la tecnica del Terzo Reich ha preservato dalle ingiurie del tempo: Hauptmann "Mano di Ferro", il Macellaio di Baviera, il Generale Gruning; Baldini, il grasso fascista italiano che usa la sciarpa come una micidiale frusta, Cadavus, con la sua sedia a rotelle dai micidiali congegni, Khruski, il traditore Russo con la forza di un toro; il Generale Ching, i suoi Esuli, la sua carne da cannone.

-Signori ho delle notizie per voi.- dice –Stiamo per ricevere visite dal nostro nemico storico, Capitan America.-

-Capitan America?- Esclama Cadavus –Da tempo non ho l’occasione di misurarmi con lui, non appena arriverà a tiro della mia sedia, avrò la mia vendetta per le passate sconfitte.-

-Sempre che non sia Khruski a schiacciarlo per primo.- dice il gigante siberiano

-State calmi.- interviene il Teschio, avrete la vostra occasione, ma prima abbiamo una missione da compiere. Siete sempre disposti a seguirmi?-

-Indicaci la strada Teschio e noi saremo con te!- risponde Hauptmann

Perfetto, pensa il Teschio, lo scenario è pronto per il mio piccolo dramma e gli attori sono al loro posto.

Pochi istanti dopo, l’Eliveicolo dello S.H.I.E.L.D. decolla verso una missione di morte.

 

4.

 

L’uomo che si fa chiamare Steve Rogers si sveglia urlando, mentre i contorni dell’incubo che ha appena avuto sembrano svanire come tutti i brutti sogni. Apre gli occhi per rendersi conto di essere attaccata ad una parete da robusti anelli, una situazione non nuova per lui nei tempi in cui era attivo nella lotta alle spie. Accanto a lui, il Maggiore Libertà

-Bentornato tra noi, amico.- gli dice –Dormito bene?

-Molto spiritoso.- ribatte Cap IV –Dove siamo?-

-Per quanto ne so, dovremmo essere all’interno di quel…eliveicolo, giusto?-

<<Ja Meine Freunde>> dice una voce improvvisa e su un monitor appare il volto del Teschio Rosso <<Siete miei graditi ospiti. Mi scuso per sistemazione scomoda, ma spero che capirete le mie precauzioni>>

-Brutto @#§£$%& nazista!- grida il Maggiore Libertà –Lascia che ti metta le mani addosso e vedrai che faccio al tuo…-

<<Tsk, tsk. Che razza di linguaggio, per un aspirante salvatore del mondo, Capitan America non l’approverebbe, nemmeno questo Capitan America. A proposito, Mein Freund, forse ti piacerà questo pacchetto che ho acquistato dal Doktor Faustus..-

La telecamera inquadra un contenitore criogenico, dal vetro si vede il viso della persona all’interno, un viso che Cap IV conosce bene!-

-Bucky!- esclama

<<Bucky, Nomad, cos'è un nome, dopotutto, Mein Freund? Non preoccuparti per lui, ho dei piani per quel giovanotto, prima di riunirlo a te…nella morte.>>

Il monitor si spegne ed i due rimangono in silenzio, poi Cap IV comincia a muoversi.

-Che stai facendo?- gli chiede il suo partner.-

-Alcuni trucchi, appresi quando ero l’unico Capitan America in circolazione. Per quanto siano forti questi anelli, devono avere un punto di tensione in cui possono cedere. Ci vorrà tempo, ma esercitando la giusta pressione abbastanza a lungo…-

-Sono più forte di te.- replica Libertà –Dovrei riuscirci più facilmente.-

Quanto tempo ci provano? Non saprebbero dirlo, ma alla fine i loro sforzi sono premiati e le catene si spezzano

Ora si tratta di scassinare la serratura della porta, ma per uno con i talenti di Capitan America è un gioco da ragazzi in confronto allo sforzo di poco prima

-Fatto!-

Escono in un’altra stanza dove trovano i loro scudi appoggiati su un ripiano. Se li mettono al polso.

.-Non mi piace tutto questo.- commenta il Maggiore Libertà –Se vuoi il mio parere…-

-Lo so, il Teschio Rosso gioca con noi come il gatto col topo, ma scoprirà che questo topo ha gli artigli più affilati di qualsiasi gatto. Seguimi!-

S’inoltrano nei corridoi, consapevoli di essere spiati ad ogni passo.

-Sehr Gut!- commenta il Teschio Rosso.- ci sarà da divertirsi.

Caraibi, Nick Fury si sente vivo come non mai mentre gli aerei e le unità da sbarco si avvicinano all’obiettivo.-

-Pronta Comandante Carter?-

-Sempre pronta signora.-

-Ottimo ed allora, via!-

L’assalto all’isola del Teschio Comincia.

Da un’altra parte, il Barone Strucker, Supremo Hydra osserva e sogghigna.

Lo stesso sogghigno potrebbe essere visto sulle labbra del Barone Zemo, se non fosse per la Maschera

Il Seminatore d’odio ride soddisfatto. Addio Fury, pensa

Lo Scienziato Supremo dell’A.I.M. è soddisfatto, tutto sta andando bene sinora.

-Herr Teschio, arrivano.- gli dice uno dei suoi uomini

Il Teschio osserva un monitor e vede la sagoma dell’aeronave di Capitan America. Le telecamere dell’Eliveicolo gli permettono di fare uno zoom sino all’interno dell’abitacolo e li vede: Capitan America e U.S.Agent. Perfetto.

U.S.Agent non ha detto una parola sinora, ma ora si decide:

-Eccolo, l’Eliveicolo! Mi chiedo perché lo S.H.I.E.L.D. non sia riuscito a trovarlo sinora, quell’affare non si può certo ripiegare e mettere in tasca.-

-Hai ragione, dovunque sia stato sinora, l’abbiamo trovato solo perché il Teschio voleva farsi trovare quindi, lui ha qualcuno dei suoi assurdi piani in mente..- risponde Cap

-Beh adesso saliamo a bordo e prendiamo a calci quel suo sedere ariano sino alla Germania insieme ai suoi piani!-

-Un piano un po’ rozzo, ma efficace. Pronto amico, perché tra poco dovremo ballare.-

Ha appena finito di parlare che una salva di missili viene sparata dall’eliveicolo verso il Quinjet.

-Missili a traccia calorifica.- dice Cap –Inutile cercare di eluderli, c’è solo una cosa da fare, tienti forte.-

Con una serie di manovre azzardate, Cap riesce ad evitare i missili, poi, con la consumata abilità di un combattente nato, spara delle raffiche che efficacemente distruggono i missili.

-Tecnologia Stark e Wakandana accoppiate.- commenta.

-Con una decisa virata, Cap punta verso l’eliveicolo.-

-Pronto allo sbarco Agent, accada quel che accada.-

-Nessuno vive per sempre, amico!-

Il piccolo ed agile veicolo evita i colpi sparati contro di esso ed atterra sull’ampio ponte, mentre dalla postazione di comando il Teschio Rosso osserva compiaciuto.

-Eccellente, vecchio nemico, non mi aspettavo di meno da te.- commenta.

All’interno dell’Eliveicolo, intanto i due ex prigionieri proseguono il loro cammino

-Non mi piace!- commenta Cap IV. -Il Teschio ha qualcosa in serbo per noi, ci scommetto.-

-Scommetti quel che vuoi…- replica il Maggiore Libertà -…vinceresti. Quel figlio di una buona madre vuole divertirsi. Ci gode a comportarsi come un cattivo di Doc Savage. Beh, se non altro avrò l’occasione di spaccare qualche testa nazista.-

Si muovono rapidi, per i corridoi e, poiché, dall’altro lato del corridoio, l’originale Capitan America e U.S.Agent stanno facendo la stessa cosa. L’incontro è praticamente inevitabile

-Tu!- esclama Steve Rogers

-Si, proprio io!- ribatte l’altro Steve Rogers –Non sono sorpreso di trovarti qui, a quanto pare noi Capitan America ragioniamo allo stesso modo.-

-Così sembra.- replica l’originale Capitan America –Penso che il Teschio ci volesse tutti qui e credo che Nick Fury avrà una sgradita sorpresa quando attaccherà l’Isola degli Esuli.-

-E non sai ancora tutto.- gli dice Cap IV -Sono stato informato che Bucky e qui.-

-Bucky? Ma Bucky è….Tu vuoi dire Jack Monroe, Nomad? Jack è qui?-

-A quanto pare si. Non so perché il Teschio l’abbia con se, ma non m’importa non lascerò il mio partner prigioniero di quel mostro nazista.-

Cap, l’originale, non dice niente, ma gli passano dinanzi agli occhi le immagini del Bucky originale. Nemmeno lui avrebbe permesso che restasse nelle mani del Teschio Rosso, non finché avesse vita almeno.

-D’accordo, lo troveremo e succeda quel che succeda. L’eliveicolo è troppo grande, dividiamoci. Prenderemo uno dei corridoi per ciascuno e confluiremo sul ponte di comando.-

-Chi ha fatto di te il comandante?- replica il Maggiore Libertà

-La necessità, vuoi contestarla?-

L’uomo che avrebbe potuto essere Capitan America fissa gli occhi dell’uomo che ha creato la leggenda, poi risponde:

-Un’altra volta forse. Sarebbe interessante vedere se posso batterti in uno scontro, ma ora c’è un lavoro da fare e rimanderemo il confronto a tempi migliori.-

Detto questo, si allontana prendendo il corridoio di sinistra. U.S.Agent esita un istante, poi lo segue.-

-Il che lascia noi due.- commenta il Capitan America degli anni ’50 –Una volta tanto senza combattere tra noi.-

-Meglio così.- risponde il Capitan America di ieri e di oggi –Ne ho abbastanza di conflitti

Il Cap degli anni ’50 imbocca un corridoio, quando la voce dell’originale lo richiama:

-Steve…-

-Si?-

-Buona fortuna amico.-

L’altro rimane un attimo interdetto, poi…

-Grazie…- risponde e s’incammina per la sua strada

Capitan America rimane solo. Per un istante rimane perso nelle sue riflessioni. Negli ultimi tempi ha permesso che gli eventi intaccassero la sua fibra e per un certo tempo è quasi caduto preda della depressione, ma ora si sente di nuovo se stesso. Il Teschio Rosso si pentirà di essere riemerso dal buco in cui si era rintanato

5.

 

Washington D.C. La sessione del Senato è finita e nei corridoi s’incontrano due anziani veterani di quell’aula: i senatori Frederick Davis della Pennsylvania e Robert Lee "Reb" Ralston del Kentucky

-Esimio collega ti vedo in forma.- dice Ralston a Davis

-Mi difendo.- replica Davis con modestia –Come te, del resto. Stavo intrattenendo un mio giovane amico di famiglia che è venuto a trovarmi, Ragazzo, questo è uno dei mitici Howlin’ Commandos di Nick Fury ed oggi valente senatore.-

Il ragazzo, dimostra poco più di vent’anni, è biondo, occhi grigi, ben piantato, alto ed ha una stretta vigorosa

-Piacere ragazzo, come hai detto che ti chiami?- chiede "Reb"

-Jeffrey Steven William Mace, signore.- risponde il giovane –Vengo da Boston!-

Eccoli percorrere i corridoi, due uomini simili eppure diversi. Un osservatore attento noterebbe un leggero tremito nella mascella di uno dei due, un uomo preoccupato della sua stessa sanità mentale ed ansioso di redimere la sua reputazione. Deve riuscirci e deve salvare il suo partner. L’altro è immerso nei suoi pensieri. Ultimamente non è stato più così sicuro di cosa rappresenta e si chiede se l’uomo Steve Rogers non abbia finalmente diritto ad una sua vita. Di recente ha appreso cose che gettano una luce nuova sulla sua missione e, forse, solo forse, potrebbe prendere certe decisioni quando avrà terminato questa missioni

<<Benvenuti signori>> la voce eccheggia da un altoparlante e su uno schermo appare il volto del Teschio Rosso <<Sono lieto che abbiate accettato il mio invito>> L’immagine è vista anche da U.S.Agent ed il Maggiore Libertà <<Abbiamo molte questioni in sospeso noi. Tu, Capitan America, sei una spina nel mio fianco da troppi decenni, ormai, tu che porti lo stesso nome del mio odiato nemico, la tua stessa esistenza è un motivo sufficiente per volere la tua morte e quanto a voi due, altri eroi pseudo patriottici, beh, distruggervi sarà un piacere personale>>

-Ripensaci buffone!- replica il Maggiore Libertà –Saremo noi a pestarti quella tua faccia di teschio>> U.S.Agent non dice niente, fa un cenno al suo compagno e prosegue la sua strada

<<I vostri ostacoli, signori, divertitevi >>

Una serie infinita di raggi laser dalle pareti ed altre micidiali trappole, l’armamentario dello S.H.I.E.LD. studiato per reprimere un’eventuale invasione, usato contro di loro. Una vera ironia. Ma questi quattro uomini non sono invasori qualunque, ma dei veri supersoldati. I loro scudi li proteggono e la loro agilità permette loro di superare indenni ogni ostacolo ed infine sono dinanzi alla porta della sala comandi.

 

6.

 

Nell’Isola degli Esuli, i Commandos dello S.H.I.E.LD. avanzano eliminando ogni resistenza e dirigendosi verso il complesso di uffici

-Non ho ancora visto il Teschio o uno solo dei suoi scagnozzi.- dice Dum Dum Dugan.-

-Già. Il nostro uomo non è qui e questo non mi piace, speriamo che i nostri due "eroi" abbiano avuto più fortuna.-

La sala è vuota, a parte il contenitore criogenico al centro ed il Teschio Rosso accanto con il variopinto gruppo degli Esuli al suo fianco

-Siete quasi in perfetto orario miei cari nemici.- dice loro, ridacchiando

-Non la smetti mai, vero Teschio?- esclama Cap –Un piano dietro l’altro e tutti hanno fallito. Qual è stavolta? Un ricatto nucleare con le armi dell’Eliveicolo?

-Sarebbe un’idea interessante, lo ammetto.- replica il Teschio –In realtà pensavo di far esplodere quest’affare contro il Monte Cheyenne, la sede del NORAD, così tanto per divertirmi

-Sei rivoltante!- esclama Cap IV –Devi essere fermato sporco nazista!-

-Lo dici come se fosse un insulto, ma io sono fiero di essere un nazista, maiale americano e tu… sei un Capitan America di troppo!-

-Quello è Bucky vero?- grida Cap IV indicando il contenitore criogenico

-Certo, sciocco sentimentale, il tuo premio se sei abbastanza uomo da raggiungerlo e per renderle più interessante la sfida, dovrete superare i miei Esuli!-

Ed eccoli apparire: Baldini, Hauptmann, Gruning Khruski, Ching e Cadavus

-E questi chi sono?- esclama il Maggiore Libertà –La corte dei miracoli?-

-Divertiti pure stupido!- urla il vecchio sulla sedia assassina e dai braccioli partono due mini missili.

Il maggiore Libertà riesce a sollevare il suo scudo triangolare appena in tempo e para i colpi, mentre U.S.Agent si scansa con rapide mosse, mentre Ching spara e fallisce il bersaglio solo grazie all’abilità dei suoi avversari. Quasi subito Khruski si getta su Libertà ed i due finiscono avvinghiati mentre Agent si trova di fronte alla minaccia della pistola di Ching e della sedia di Cadavus

Poco lontano da lì, i due Capitan America sono alle prese con Baldini ed Hauptmann.

-Ah ben due Capitan America!- esclama l’italiano –Due o duemila non importa vi batteremmo ugualmente vero Camerata?-

-Certo!- insiste Hauptmann –Gli schiaccerò la testa!-

-E questi chi sarebbero?- chiede Cap IV

-Gli Esuli, i fedelissimi del Teschio sin dalla 2° Guerra Mondiale!-

-Beh ora gli insegneremo che la guerra è finita e loro l’hanno persa.-

Il nazista ed il fascista hanno forse, un’aria ridicola, ma sono avversari duri ed il capitan America degli anni ’50 lo comprende mentre la sciarpa di Baldini si stringe attorno al suo collo soffocandolo, ma non sarebbe diventato Capitan America se fosse stato facile abbatterlo e Baldini piomba su Hauptmann, I due Capitani incalzano gli avversari e dopo alcune schermaglie hanno, alfine, la meglio.

-Ed ora il Teschio!- esclama il Capitan America originale.

Per il Maggiore libertà è più dura, Khruski è un vero e proprio orso ed è, forse, più forte. Lo stringe nel tentativo di frantumargli la spina dorsale e l’uomo deve far appello a tutta la sua esperienza, al suo addestramento nell’esercito per trovare il modo di spezzare la stretta, ma alla fine sono entrambi a terra, mentre l’americano si tiene la gola. Khruski torna all’attacco, ma Libertà non si lascia sorprendere ancora e lo colpisce con un gancio al mento. In breve diventa un incontro di boxe e d i due avversari ridanno colpo su colpo.

Intanto, U.S.Agent ha abbattuto Ching ed evitato un ennesimo assalto di Cadavus. Il terribile vecchio non demorde ed Agent sa che per fermarlo occorre separarlo dalla sua sedia. Riesce ad avvicinarsi abbastanza da afferrarlo per il bavero e trascinarlo a terra.

-Maledetto!- urla Cadavus –Non mi hai ancora sconfitto.

-È finita vecchio!- ribatte Agent, con un calcio sbatte la sedia contro una parete rompendola., poi si rivolge al Maggiore Libertà

-Sbrigati, ci stanno aspettando ormai!-

-Arrivo! Un attimo di pazienza!- ribatte l’altro e sferra a Khruski il pugno definitivo.

-Dunque, Teschio...-dice con calma l’originale Cap -…chi è destinato alla sconfitta ora?-

-Non pensare che sia finita solo perché hai abbattuto i miei lacchè, mio arcinemico, ho ancora delle risorse, sai?-

Un breve ronzio, un solo istante di preavviso prima che i riflessi reagiscano al pericolo, il tempo che basta al Cap degli anni ’50 per dare una spinta al Cap moderno ed essere colpito al suo posto da una scarica laser.

-Nooo!- urla Cap precipitandosi al fianco del suo compagno

L’altro è ancora vivo.

-Coraggio!- gli dice Cap –Ce la farai!-

-Che importa! Io ero predestinato, non sono mai stato degno del nome di Capitan America, dopotutto…-

-Non dirlo! Maledetto Teschio, pagherai anche questa!-

-Davvero? Un’altra volta forse, per adesso sarà meglio che me ne vada, non so se l’hai notato, ma siamo sopra LA MIA Isola degli Esuli e questo gingillo è in rotta di collisione Naturalmente, ho innescato anche un meccanismo di autodistruzione e tra meno di dieci minuti esploderà. Nick Fury riavrà il suo Eliveicolo, ma gli porterà via la vita, che peccato, no? Addio vecchio nemico, ci rivedremo se sopravvivrai!-

Un dispositivo del pavimento si apre ed il Teschio Rosso vi scompare dentro assieme agli Esuli

-Quel figlio di…non lo lascerò scappare!-

Così dicendo, il Maggiore Libertà si tuffa nel passaggio prima che si richiuda. Cap si rivolge ad U.S.Agent:

-Prendi Jack, Nomad, e portalo fuori di qui!-

-E tu?-

-Me la caverò e Steve con me, tu sbrigati, non discutere, la nostra navicella è ancora di sopra.-

-Ok, ma non mi piace.-

I due si scambiano uno sguardo e poi U.S.Agent estrae il corpo di Jack Monroe dal contenitore se lo carica sulle spalle e corre verso l’uscita

Rimasto solo Cap si dirige al quadro comandi, conosce l’eliveicolo, sa quali tasti premere e spera di avere il tempo di correggere la rotta. Fatto, ora finiranno in mare, ma non può fermare il conto alla rovescia, non ha il tempo di decifrare i codici del Teschio, può solo sperare di uscire in tempo. Afferra l’altro Capitan America

-Lasciami.- gli dice l’altro –Io sono spacciato, pensa a salvarti.-

-Sciocchezze, ne usciremo entrambi, vedrai!-

-Perché? Io sono solo una pallida copia…tu…-

-Io sono solo uno che ha sempre cercato di fare il suo dovere, come te. La differenza è che tu sei stato abbandonato quando avrebbero dovuto aiutarti, … beh io non lo farò.-

Avanza trascinando l’altro passo dopo passo, ignaro del tempo che rimane, ignaro del fato del Teschio Rosso o del Maggiore Libertà, ignaro di tutto tranne della navicella di salvataggio che lo attende al livello inferiore e che è deciso a raggiungere. Un passo dopo l’altro, dopo l’altro…

L’eliveicolo esplode. Un lampo di luce e poi più nulla se non i detriti che cadono in mare

Le ricerche sono proseguite per un giorno intero, U.S.Agent vi ha presieduto personalmente, poi, alla fine, ecco il corpo. L’uomo è morto, indubbiamente è Capitan America, il costume è stracciato, ma non vi è dubbio. È Steve Rogers, anche su questo non vi è dubbio, ma quale dei due? Un esame del D.N.A. viene ordinato per risolvere la questione.

Al Quartier Generale dello S.H.I.E.L.D. Sharon Carter è nervosa, Nick Fury l’ha convocata e non è sola, ci sono anche i Vendicatori, Falcon e tanti altri.

-Signori abbiamo la risposta del test del D.N.A. il cadavere ripescato in mare è quello di Steven Rogers, il nostro Steve Rogers, devo dirvi che l’originale Capitan America è morto, la notizia sarà data alla stampa domani.-

Per la prima volta da anni Sharon Carter piange.

 

EPILOGO UNO

 

Cimitero di Arlington. Virginia. Piove in questa triste giornata. I funerali sono stati solenni, coloro che hanno conosciuto Capitan America hanno parlato in suo ricordo. Iron Man, Thor, Falcon, U.S.Agent stesso

-Io e Capitan America non siamo mai stati d’accordo su molte cose, ma lui è un esempio per noi tutti, un vero faro che ci illuminava la strada. Ci mancherai vecchio soldato.-

Nick Fury, in alta uniforme dell’Esercito U.S.A. si avvicina e fa il saluto militare e così i membri superstiti degli Howling Commandos. Avanza Namor, il Sub Mariner con sua cugina Namorita, Jacqueline Falsworth Lady Chrichton, ognuno lascia il suo omaggio sulla tomba. Sharon Carter si lascia portar via da una donna più anziana che piange con lei.

La folla se n’è appena andata che una figura avvolta in un impermeabile e con un cappello calato sugli occhi si avvicina alla tomba e vi depone un mazzo di fiori.

-Hai gli onori che meritavi amico ed ora potrai riposare in pace. La pace che spetta a chi ha vissuto all’ombra della leggenda di Capitan America.-

E così dicendo l’uomo si allontana nella notte.

 

EPILOGO DUE

 

New York. Il Commando dell’Hydra è stato spietato ed efficiente e si prepara ad abbandonare l’edificio in fretta, ma una sorpresa li attende.

-Fermi signori.questa è una proprietà federale e voi siete in arresto, direi!-

La figura vestita di bianco, rosso e blu non può essere confusa con nessun altro.

-Capitan America!- esclama uno degli agenti dell’Hydra –Ma è morto!-

-Oh, si! – ribatte il loro avversario –Capitan America è morto, viva capitan America!-

La battaglia dura pochissimo e glia genti dell’Hydra sono sconfitti e pronti per essere consegnati alle autorità

La figura in costume si allontana. La prova è riuscita. Oggi tutto è andato bene, ma domani? Domani chissà…

 

FINE

 

NOTE DELL’AUTORE

 

Anche quest’avventura è finita e già sento le vostre domande: Cap è davvero morto? E chi è quello che compare nell’epilogo? Quale sarà il fato di Nomad? Tutte domande che avranno la loro risposta nella nuova serie di Cap in uscita tra pochissimo.

Ci vediamo lì, amici

 

 

Carlo